domenica 2 maggio 2021

La sirenetta sullo scoglio

 

Antonia Calabrese

La sirenetta sullo scoglio

(scultura - 2019)

Questa piccola scultura in terracotta elaborata con la mia personale tecnica ad “anima docile”, poggia su un sasso naturale.

Nella mitologia greca e romana si ha traccia certa della credenza diffusa dell’esistenza delle sirene. 

In lingua greca “Σειρήν” e in latino “Sirena” erano entità magiche e divine, figure tanto mitiche quanto religiose. Di gran lunga precedenti furono le leggende assirebabilonesi. 

Si ha notizia della remota esistenza di una dea siriaca, Atargatis, conosciuta col nome latino di Atargatide o Atergate, la quale avrebbe avuto forma di donna e di pesce. 

La “Grande signora delle terre della Siria del nord” era conosciuta ai greci come Derceto o anche, Derketo e Deasura, ovvero “Dea Syria”. 

Divinità dell’amore assimilata alla stessa Afrodite, ella fu raffigurata dall’aspetto di una sirena. Ebbe due figli, un maschio, Efeso, e una figlia, Semiramide. 

Sembra che il termine greco utilizzato per Σειρήν, cioè Sirena, significhi “vespa” e probabilmente fu immaginata dotata di ali. 

Di sirene ci parla, com'è noto, il poeta greco Omero nell’Odissea le quali sarebbero state figlie di Acheloo o di Forzo. Libanio, retore siro di lingua greca vissuto in età romana, narra che furono generate dal sangue del corno del dio dell'acqua reciso da Ercole. Secondo altri miti e leggende erano figlie della musa Melpomene e di Acheloo.

Vivevano nelle acque del mare fra Scilla e Cariddi e ammaliavano i marinai col loro canto: li attiravano con le loro seducenti melodie verso la loro isola per farli morire accompagnandosi col suono della lira e del doppio flauto. 

Ulisse, messo in guardia dalla dea maga Circe, ricorse allo stratagemma di turarsi le orecchie con la cera insieme al suo equipaggio.

Il mito delle sirene non è mai del tutto tramontato come dimostrano la letteratura e le arti in generale. 

Figure bellissime e sorprendenti, a volte erano anche rappresentate in antichità, con barba maschile e mammelle femminili, artigli ai piedi similmente alle Arpie, nonché, alate.

La poesia "Lorelei" di Heinrich Heine (1797 - 1856) 

Io non so che voglia dire

che son triste, così triste.

Un racconto d'altri tempi

nella mia memoria insiste.

Fresca è l'aria e l'ombra cala,

scorre il Reno quietamente;

sopra il monte raggia il sole

declinando all'occidente.

La bellissima fanciulla

sta lassù, mostra il tesoro

dei suoi splendidi gioielli,

liscia i suoi capelli d'oro.

Mentre il pettine maneggia,

canta, e il canto ha una malia

strana e forte che si effonde

con la dolce melodia.

Soffre e piange il barcaiolo,

e non sa che mal l'opprima,

più non vede scogli e rive,

fissi gli occhi ha su la cima.

Alla fine l'onda inghiotte

barcaiolo e barca... Ed ahi!

Questo ha fatto col suo canto

la fanciulla Lorelei.


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