giovedì 4 maggio 2017

Riposo di Marte

Antonia Calabrese 
Riposo di Marte (2010)
acrilico su tela cm. 79 × 60
Collezione privata

    Ingelosita del fatto che Giove aveva concepito Minerva senza di lei, narra la leggenda, Giunone si rivolse a Flora per aiuto; le fu indicato un fiore che cresceva in Etolia, il contatto del quale permetteva di concepire. La Sposa del Re degli dei diventò così madre di Marte e lo fece allevare dal Dio Priapo che gli insegnò l'arte della guerra. Sotto l'influsso delle cultura greca, Marte fu poi considerato figlio di Giunone e Giove ed inserito in uno scenario mitico ellenizzato. Omologo del greco Dio Ares, Marte è il Dio della guerra, di cui a differenza di Minerva, esprime tutto il clamore e la violenza, dei duelli e degli spargimenti di sangue; ma è anche Dio del tuono, della pioggia e della fertilità. Il Dio guerriero per eccellenza, è accomunato, infatti, ai fenomeni atmosferici delle tempeste improvvise e violente e dei fulmini distruttivi. Secondo la tradizione italica e romana, congiuntosi alla vestale Rea Silvia, aveva generato Romolo e Remo e di conseguenza, i romani si chiamavano fra di loro “Figli di Marte”. Egli fa parte assieme a Quirino e a Giove della Triade Capitolina Arcaica. Secondo alcuni studiosi, Marte è anche una divinità agraria ma, il suo ruolo è legato all'agricoltura unicamente in qualità di difensore armato dei campi dai mali naturali, umani e soprannaturali. Singolare è anche l'aspetto del Dio quale forza e virtù irruenta della natura e della gioventù dedita, anticamente, perlopiù all'attività militare. Il suo divino personaggio è legato alla pratica italica del “ver sacrum”, la Primavera Sacra, esperienza nella quale, in una situazione difficile, i cittadini allontanavano dal territorio le nuove generazioni appena divenute adulte. Espulsi, i giovani passavano sotto la protezione di Marte e, sovente lasciandosi guidare da animali a lui sacri, si costituivano in bande e andavano a fondare, dopo aver scacciato o sottomesso gli abitanti di un territorio, nuove comunità sedentarie. Effigiato spesso sulle monete sia in epoca repubblicana che imperiale, gli furono tributati diversi epiteti, fra i quali: Marti conservatori, cioè Marte protettore, Marti patr, cioè Marte padre; Mars ultor, cioè Marte vendicatore; Marti pacifero, cioè Marte portatore di pace; Marti propugnatori, cioè Marte difensore; Mars victor, cioè Marte vincitore e ancora: Diuum deus:, dio degli dei; Gradivus, colui che va con valore (in battaglia o per il ver sacrum in qualità di guida); Leucesios, il Lucente o Dio della Luce (del tuono e del lampo); Silvanus, delle selve, per quanto attiene all'aspetto che lo collega alla natura e a Fauno (creatura per metà capra e metà uomo, corrispettivo del dio Pan della mitologia greca). Gli erano sacri il lupo, il picchio, il cavallo e il toro, animali tenuti in ampia considerazione per via del ver sacrum.

    A MARTE

    A te, Marte, Dio di severità e giustizia,

    che doni il potere e la servitù,

    te che invoco, sii accresciuto!

    O Leucesios, Luce del lampo,

    che domina i fulmini e le tempeste,

    O Gradivus ver sacrum che guida

    e prevale nelle battaglie,

    O Silvanus, Dio della natura e dell'agricoltura,

    O Ultor, terribile Dio di vendetta,

    O Ares, proteggici e guariscici,

    O Talmud, Maestro degli Amoretti,

    O Signore delle battaglie, forza virile e severa,

    Ti invoco in soccorso, per proteggere me e la mia famiglia.

    Oh Elohim Gibor, forza inarrestabile,

    che abbatte troni e fa vacillare i nemici,

    Aiutaci e soccorrici!

    Sconfiggi ogni male, ogni dolore,

    ogni penuria e ristrettezza.

    Allontana sventura e cattiva sorte,

    e tieni lontano ogni flagello.

    Sii benedetto e propizio verso di noi,

    proteggici dalla miseria e dalle insidie.

    Infondi in noi coraggio e vigore,

    e fa che venga la concordia al posto della guerra.

    Concedici la pace, che ci porti felicità,

    perché noi crediamo, sia così.

    (Antonia Calabrese ©)

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