giovedì 4 maggio 2017

Eros addormentato

Antonia Calabrese 
Eros addormentato (2009)
acquerello e matite su cartone telato cm. 30 × 50
Collezione privata

Dio greco dell'amore che i romani identificarono con Cupido, Eros era figlio di Ares, il Dio della guerra e Afrodite, dea dell'amore. Suo fratello è Anteros, che significa: “colui che ricambia l'amore”. Era rappresentato come un fanciullo alato, armato di arco e faretra colma di frecce, spesso bendato, per significare che “l'amore è cieco”. Il Dio dell’amore secondo Esiodo si sarebbe rivelato al principio della creazione, subito dopo la nascita di Gea, la Terra, e perciò farebbe parte delle divinità pre-olimpiche. In questa chiave di lettura, Eros è simbolo della creazione e del perpetuarsi delle generazioni degli esseri viventi. Altri commentatori ritengono che Eros sia il più giovane degli dei, figlio di Afrodite ed Ares, oppure di Efesto, oppure di Zefiro ed Eris. Eros era descritto egocentrico e spietato. Lo stesso Zeus, esterrefatto di tanta crudeltà, avrebbe consigliato ad Afrodite di sopprimerlo. Ma, l’amorevole madre non ne ebbe il coraggio e lo nascose nel bosco dove fu allevato dagli animali selvatici. Proprio questa circostanza lo avrebbe reso ancor più capriccioso e dispettoso sia verso gli uomini che verso gli dei. Eros, dio dell'amore passionale e sensuale, aveva l'enorme potere di colpire e far innamorare immediatamente e perdutamente animali, uomini e dei. Raffigurato spesso su un carro trainato da leoni, gli erano sacri il gallo e il cigno. In suo onore si celebravano le Erotidie che si tenevano ogni cinque anni. 

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