domenica 3 giugno 2012

Esculapio

Antonia Calabrese 
Esculapio (2010)
gouache su tela cm. 40×60 

 Il Dio greco della medicina, delle guarigioni e dei serpenti, Asclepio, a Roma fu venerato col nome di “Esculapio”. Si riteneva che fosse figlio di Apollo e di Coronide, che fosse stato allevato dal centauro Chirone e che avesse ereditato da suo padre la caratteristica di guarire tutte le infermità. Come anche avveniva per Apollo, era una divinità molto venerata dal popolo, in quanto benevola e pietosa verso i sofferenti e in grado di conferire longevità.   Dalla moglie Epione, ebbe due figli maschi, Macaone e Podalirio, e quattro figlie femmine, tra cui Panacea, divina personificazione di una mitica erba medica in grado di guarire ogni sorta di male, e Igea, dea della salute e dell'igiene. La mitologia tramanda che Apollo s’innamorò di Coronide avendola vista mentre si bagnava in un lago. Consumata la loro passione, il Dio se ne andò lasciando un corvo a fare da guardiano alla giovane. Ma, ella decise di sposarsi ad un certo Ischi e il corvo, avendoli visti insieme, riferì al Dio. Avendo scoperto che Coronide era incinta di sua prole, Apollo s’infuriò col corvo che non aveva tenuto Ischi lontano dalla fanciulla e per punirlo, gli tramutò le piume da bianche in nere. Più severa fu la punizione di Artemide, per vendicare l'offesa fatta ad Apollo: ella uccise Coronide trapassandola con un dardo! Apollo, però, volle salvare il nascituro e chiese ad Ermes di trarlo fuori dal grembo materno. Fu proprio Apollo a dare il nome di Asclepio al piccolo semidio. Asclepio ottenne da Atena la virtù di sostituire il proprio sangue con quello di Medusa e da quel momento, il sangue che fluiva dalle vene del suo fianco sinistro, erompendo, risultava velenoso e trasportatore di sventure e quello che scaturiva invece dal suo fianco destro, produceva guarigione da qualunque malattia e resurrezione dalla morte. Per questi suoi magici poteri, Ades, Dio degli Inferi, si lagnò con Zeus il quale, per evitare che Asclepio rendesse imperituri gli uomini, affievolendo la loro fede negli dei e annullando di fatto la loro sostanziale diversità con gli dei immortali, lo fulminò. Apollo, offeso di una tale severa decisione, si vendicò uccidendo i tre Ciclopi che forgiavano le folgori di Zeus. Per placare l’ira di Apollo, Zeus rese immortale Asclepio ma, non essendo possibile riportarlo in vita, proprio per le ragioni per le quali era stato fulminato, lo tramutò nella costellazione di Ofiuco, facendo così di lui un dio minore. Dunque Asclepio, nato semidio, divenne un dio sotto forma di costellazione. Egli ricevette quindi, dopo la morte, onori divini e gli furono innalzati molti templi dove gli ammalati si recavano pellegrini per ottenere consiglio e guarigione. Era solitamente rappresentato sotto l’aspetto d’un uomo dalla lunga barba, reggente nella mano un bastone attorno al quale era attorcigliato un serpente. Il suo culto fu riconosciuto a Roma in conseguenza di una pestilenza diffusasi nel III secolo a.C. in quanto a seguito dei sacrifici offertigli, l’epidemia cessò e, grati, i romani gli eressero un tempio.

Ad Asclepio

Il risanatore dei morbi, Asclepio, comincio a cantare,
figlio di Apollo, che generò la divina Coronide
figlia del re Flegias, nella pianura Dotia,
grande conforto per gli uomini, dio che scongiura le crudeli sofferenze.
Così io ti saluto, signore, e col canto ti rivolgo la mia preghiera.
(Inni omerici)

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