Antonia Calabrese
Piccolo Cupido (2010)
gouache su tela cm. 29×29
Nella religione Romana, Cupido, da cui “cupere”, cioè
“bramare", era ritenuto figlio di Venere, la dea dell'amore profetizzata
dai poeti, e di Vulcano, divinità del fuoco. Si riteneva fosse giovane, bello e
dispettoso, perché trafiggendo indistintamente con le sue frecce uomini e dei,
fa che s’innamorino appassionatamente. E’ stato spesso rappresentato come un
bambino alato e nudo, talvolta bendato, armato di arco e frecce.
CUPIDO, MONELLO TESTARDO!
Cupido, monello testardo! m'hai chiesto un riparo per poche ore,
e quanti giorni e notti sei rimasto!
Adesso il padrone in casa mia sei tu!
Sono scacciato dal mio ampio letto;
sto per terra, e di notte mi tormento;
il tuo capriccio attizza fiamma su fiamma nel fuoco,
brucia le scorte d'inverno e arde me misero.
Hai spostato e scompigliato gli oggetti miei,
io cerco, e sono come cieco e smarrito.
Strepiti senza ritegno, e io temo che l'animula
fugga via per sfuggire te, e abbandoni questa capanna.
(Johann Wolfgang Goethe)
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