Antonia Calabrese
Angizia (2017)
olio su tela cm. 50 x 70
Angizia era una divinità ctonia connessa al culto dei serpenti, venerata dai
Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri. Il suo culto fu dai Romani associato
a quello della “Bona Dea”.
Sorella
della Maga Circe e di Medusa, dea dalla testa ricoperta da serpenti, la quale pietrificava
gli uomini con lo sguardo e, figlia di Eeta, a sua volta figlio dell’Oceanina
Perseide e di Elio, ad Angizia era attribuito il potere di uccidere i serpenti
col proprio tocco; pertanto era una dea della guarigione in quanto i serpenti erano posti in relazione alle arti curative. Più che una Dea, i
Marsi la consideravano una maga, e le attribuivano la loro antica conoscenza
dell’uso delle erbe medicinali, per cui erano capaci guaritori ed erano specializzati
soprattutto contro il morso dei serpenti.
Le erano dedicati culti e riti propiziatori della fertilità.
Le erano dedicati culti e riti propiziatori della fertilità.
Il
nome della città che sorgeva sulle rive del lago del Fucino, Anxa, deriva da questa Dea che i suoi abitanti
adoravano; essi le avevano edificato un tempio del quale
si conosce l’esatta ubicazione. Sembra esista una corrispondenza fra la Dea
italica Angizia e la divinità iranica “Anahita” o “Anchita”, sposa di Mitra e
Dea della fecondità, il cui nome significa: “Colei che sta accanto e che viene
in soccorso”; pronunciare il suo nome corrispondeva ad una invocazione di
aiuto. (cit. Wikipedia).
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