Antonia Calabrese
Venere Afrodite con Cupido (2009)
gouache su carta cm. 33×48
Nella religione e nella mitologia greche,
Afrodite era la Dea della bellezza, della fertilità, dell’amore e della
procreazione. Dai Romani, fu identificata con Venere. Il culto associato ad Afrodite, è probabilmente di radice
orientale o fenicia. Omero la descrive nell'Odissea come originaria di Pafo, nell’isola di Cipro. Era una delle divinità più importanti e venerate del pantheon greco e le furono
consacrati moltissimi templi. Dai poeti è solitamente descritta sensuale e
passionale, gelosa, iraconda e vendicativa. Sempre secondo Omero, è figlia di Zeus e della
ninfa Dione, figlia a sua volta di Urano e di Gea. Esiodo, al contrario, sostiene
che Ella nacque dalle spuma del mare resa feconda dai genitali di Urano evirato
da Crono al tempo della ribellione. Nell'immaginario elegiaco, la natura sboccia
e fiorisce, rinascendo al passaggio della Dea, la quale è apportatrice di fertilità.
Erano considerate sacre ad Afrodite molte piante fra cui la rosa, il mirto ed
il papavero, e diversi animali, come la lepre, la colomba, il delfino, il cigno
ed il passero. Nell'Iliade scende in
difesa del figlio Enea, il troiano da lei generato con Anchise, cugino di
Priamo e, pertanto, durante la guerra di Troia, ella parteggia per i Troiani. Non
essendo però una divinità guerriera, viene ferita in battaglia mentre cerca di
proteggere il figlio, dal terribile eroe greco Diomede; ragion per cui viene
curata da Peone, medico degli dei, e
riceve il rimprovero di Zeus. D’altro canto, è proprio Afrodite all'origine
della guerra di Troia, per la faccenda del giudizio di Paride al quale aveva
concesso l’amore di Elena. Sempre secondo Omero, Afrodite è sposa di Efesto, il
Dio Vulcano dei Romani. Secondo Plutarco, il culto di Afrodite era particolarmente
sentito in Grecia e le si dedicavano periodiche festività; inoltre veniva
ricordata anche nelle celebrazioni in onore di Poseidone. Numerosi furono gli epiteti e i titoli che le si
riferiscono fra i quali quello di Cipride, o Ciprigna, in relazione
alla sua nascita in Cipro e ancora: Ambologera, cioè “che non invecchia
mai”, e poi: Citerèa, Vergine, Aurea, Celeste, Signora. Le
si attribuivano numerosi amanti ed altrettanti figli, fra i quali Adone, da cui
ebbe Priapo; Anchise, da cui ebbe Enea; Ares, da cui ebbe Eros, Deimos, Anteros
e Phobos; poi Dioniso, da cui ebbe le Cariti; Ermes, da cui ebbe Eunomia;
Poseidone, da cui ebbe Rodo; Pigmalione, da cui ebbe Pafo.
Nel dipinto di cui
alla foto sopra, ho rappresentato Venere Afrodite con Cupido. Nella religione
Romana, Cupido, da cui “cupere”, cioè “bramare”, era considerato figlio di
Venere, la dea dell'amore profetizzata dai poeti, e di Vulcano, divinità
del fuoco.
Inno a Venere
Madre degli Enèadi, piacere degli uomini e degli dèi, Venere vivificante,
che sotto le mobili costellazioni celesti ravvivi il mare portatore di navi,
la terra che reca le messi, poiché grazie a te ogni genere di esseri animati
è concepito e vede, (una volta) nato, la luce del sole: te, dea, te fuggono
i venti, te ed il tuo arrivo le nuvole del cielo, per te la terra industriosa
fa crescere i fiori soavi, per te sorridono le distese marine, e, rasserenato, brilla di una luce diffusa il cielo...
(Lucrezio- De rerum natura 1-49)
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