domenica 3 giugno 2012

Bagno di Afrodite

Antonia Calabrese 
Bagno di Afrodite (2009)
pastelli a cera su carta cm. 33×48 

Afrodite, Dea greca dell’Amore, della bellezza e dell’arte, fu venerata dai Romani con il nome di Venere. Considerata tanto dagli dèi quanto dai mortali, la più irresistibile ed attraente tra le Dee, è allegoria dell’Amore avvinto di cui è ispiratrice e che  personifica. Con le sue infinite ed indescrivibili seduzioni, con la sua voce suadente capace di far perdere il buonsenso anche ai saggi, Afrodite rappresenta l’incontenibile impulso che sospinge gli esseri viventi gli uni verso gli altri; l’amore passionale e i suoi adescamenti. Secondo Omero, è figlia di Zeus e di Dione, mentre secondo Esiodo è nata dal mare fecondato dai genitali di Urano recisi dal ribelle figlio Crono e il suo nome significherebbe “spuma del mare”. Appena emersa dalle acque, Afrodite fu trasportata da Zefiro nell’isola di Citèra e poi a Cipro, donde il suo culto si diffuse in tutta la Grecia e poi in Sicilia. L’Olimpo festeggiò gioiosamente la nascita della Dea e nessuno sembrava riuscire a resistere al potere del suo fascino: la natura stessa, gli animali e gli uomini parevano influenzati dal dolce richiamo dei sensi risvegliati dalla sua presenza. Veniva raffigurata col corpo avvolto di rose e di mirto, trasportata su un carro trainato da passeri, colombe e cigni, cinta della sua celebrata, magica cintura che rendeva irresistibilmente attraente chiunque la indossasse (perfino Era, i cui rapporti con Afrodite non erano idillici, se la fece prestare per distrarre Zeus da qualche galante avventura). Si narra che molti furono i suoi amanti, mortali e divini. Il culto di Afrodite ebbe in Occidente il suo più importante centro in Sicilia. Sul monte Erice, secondo Polibio, si trovava il santuario di Afrodite Ericina, protettrice della fertilità. Dalla Sicilia, il culto di Afrodite Ericina si diffuse in Italia fino a Roma e sembra che in suo nome si praticassero riti di fecondità e la prostituzione sacra. 

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