venerdì 1 giugno 2012

Anfitrite

Antonia Calabrese
Anfitrite (2012)
olio su tela cm. 40×60 


Anfitrite, a dire di Apollodoro è figlia di Oceano e di Teti, ed egli l'include tanto fra le Nereidi, Ninfe marine, quanto fra le Oceanidi, potenti dee delle acque e dei mari e personificano delle acque  correnti, siano esse un grande fiume ovvero una corrente marina. A parere di Esiodo invece, è figlia di Nerèo e di Doride, pertanto è una delle Nereidi. La mitologia greca, in ogni caso, la descrive come dalla folta chioma scura e si narra che di lei s’innamorò Poseidone, vedendola un giorno danzare con le sue sorelle nei pressi dell’isola di Nasso. Inizialmente, Anfitrite disprezzò l’amore del Dio del mare e fuggì da lui rifugiandosi dal titano Atlante. Poseidone le inviò dei messaggeri fra cui Delfino, il quale difese la ragione del Dio con tanta passione da persuaderla. Poseidone, grato di ciò, immortalò Delfino, tra le stelle del firmamento. La mitologia relativa a Delfino, è certamente allegorica ed i delfini, infatti, si mostrano solamente quando il mare tempestoso si calma: così la tenerezza si manifesta quando il turbamento si placa per lasciar posto alla ragionevolezza. Da Anfitrite, Poseidone ebbe tre figli i cui nomi sono: Tritone, Roda e Bentesicima. Le figlie di Anfitrite rappresentano la dea stessa nel suo triplice aspetto legato alle fasi della luna: Tritone, la luna nuova; Roda, la luna piena e Bentesicima, la luna calante; secondo gli effetti sulle stagioni e sul raccolto che si attribuiscono alle fasi lunari. Solo in epoca tarda, Tritone fu mascolinizzata. Poseidone ebbe relazioni amorose con altre dee oltre che con ninfe e donne mortali e Anfitrite soffrì gelosia specie nei confronti di Scilla, figlia di Forcide. Così, ella gettò per vendetta erbe magiche nella fontana dove la giovinetta era solita bagnarsi e Scilla si trasformò in un mostruoso essere dalle sei teste e dodici zampe! A causa di tale metamorfosi, Scilla si nascose in una grotta nei pressi dello stretto di Messina. L’iconografia relativa ad Anfitrite, la raffigura seduta su di un cocchio a forma di conchiglia, trainato da delfini e circondato da Nereidi, delle quali alcune tengono le redini mentre che altre soffiano nelle trombe marine per annunziare il suo l'arrivo, e Tritoni le accompagnano; Anfitrite, nel mentre, sorregge lo scettro d'oro comandando alle onde. Nella mitologia romana, Anfitrite, che secondo i poeti è la personificazione del mare, corrisponde a Salacia. Per Apuleio, che ne parla nelle sue “Le metamorfosi”, è la Dea  dell'acqua salata e custode delle profondità dell'oceano. 
Il nome “Salacia”deriva dal verbo latino salire” col significato di “zampillare”. A differenza del suo sposo, il quale spesso si invaghiva di qualche ninfa, Anfitrite fu una sposa fedele e paziente, solitamente indulgente. Fu generalmente rappresentata assieme a Poseidone, circondata da creature marine reali o immaginarie di cui si ritiene sia la madre.

Mio caro Poseidone
Sul monte Atlante mi sono rifugiata,
ho cercato di fuggire la corte tua spietata,
sgomenta ho cercato di resistere,
non volendo cedere a te la carne mia.
Dopo che Delfino
ad amarti mi ha insegnato,

ben volentieri da te mi son recata,
sapendo di aver scatenato
la tempesta in cuore alle dee
che prima del mio apparire
a te hanno amato.
Caldo, ansimante il nostro respiro
nell'union dei corpi,
tace la bocca
negli ardenti baci,
sento il pulsar del sangue tuo nelle vene.
Appagato è il desiderio nel 
risposare in silenzio per ciò che entrambi
abbian voluto con furia selvaggia,
al pari del giorno del tramutar Demetra
in puledra che da te mio dio fu coperta
per regalarti il divino Orione
e la figlia Despena.
Anch'io da oggi ho in cor la speme di aver
ricevuto il caro seme
per tramandar ai posteri la tua
divina dinastia.
(Loriana Bini)



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